FILIOQUE: DOMANDE E RISPOSTE SEMPLICI

A cura di Giuseppe Monno

Domande e Risposte semplici, adatte a cattolici che vogliono capire il tema del Filioque:

1. Che cos’è il Filioque?

Il Filioque è la clausola «e dal Figlio» aggiunta al Credo niceno-costantinopolitano nella Chiesa latina. Indica che lo Spirito Santo procede non solo dal Padre, ma anche dal Figlio, secondo la fede cattolica.

2. Quando e dove è stato inserito il Filioque?

È stato introdotto progressivamente nella liturgia latina a partire dal VI secolo e ufficializzato in Occidente dal Concilio di Toledo (589).

3. Questa aggiunta è lecita o no?

Secondo la Chiesa cattolica, il Filioque non è una modifica arbitraria del Credo, ma una legittima esplicitazione teologica, che chiarisce come lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio come da un unico principio.

4. La Bibbia supporta il Filioque?

Sì. Alcuni esempi:

Matteo 10,20: Lo Spirito del Padre
Romani 8,9 e Galati 4,6: Lo Spirito del Figlio
Giovanni 15,26: Lo Spirito Santo viene dal Padre e dà testimonianza del Figlio
Giovanni 16,7: Gesù invia lo Spirito
Giovanni 20,22: Il Risorto soffia lo Spirito sui discepoli

Questi versetti mostrano il ruolo attivo del Figlio nell’invio dello Spirito.

5. Il Filioque contraddice la dottrina orientale del Padre come unica fonte della Trinità?

No. La Chiesa latina insegna che il Padre resta l’unica origine dello Spirito, ma il Figlio partecipa a questa processione come causa mediata. È una distinzione sottile, ma importante.

6. Chi ha sostenuto il Filioque nella storia?

Padri e Papi latini, tra cui:

Sant’Agostino: “Lo Spirito Santo è il vincolo di amore tra Padre e Figlio.”

San Leone Magno: “Lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio come espressione della loro carità.”

San Fulgentio di Ruspe: “Lo Spirito procede sostanzialmente da entrambi.”

Concili di Toledo e Firenze: Hanno confermato la formula “dal Padre e dal Figlio”.

7. Perché il Filioque ha creato problemi con la Chiesa ortodossa?

Perché l’aggiunta è stata fatta unilateralmente dalla Chiesa latina senza un Concilio ecumenico. La Chiesa orientale sostiene che lo Spirito procede “dal Padre per mezzo del Figlio”, secondo il Credo originale.

8. Oggi, come si vede il Filioque nel dialogo ecumenico?

Il dialogo tra cattolici e ortodossi riconosce che spesso le divergenze terminologiche nascondono una sostanziale comunione di fede, se le formule sono intese correttamente nel loro contesto teologico.

Conclusione

Il Filioque, pur non presente nel Credo originale, è considerato dalla Chiesa cattolica una legittima esplicitazione della fede trinitaria, sostenuta dalla Scrittura, dalla Tradizione e dai Concili occidentali. La sua accettazione ecumenica resta un tema di dialogo tra le Chiese.

LE PAROLE DI GESÙ SONO SPIRITO E VITA

A cura di Giuseppe Monno

Giovanni 6,63

“Le parole che vi ho detto sono spirito e vita.
La carne non giova a nulla.”

Certamente, la “carne” di cui parla Gesù in questo passo non è quella che ci ha redenti sulla croce. Qui il termine greco “sarx” non indica il “corpo” (soma), né intende negare il valore dell’Incarnazione o dell’Eucaristia.

Mentre soma si riferisce direttamente alla struttura fisica e materiale dell’essere umano, sarx può avere due significati:

1. Un senso neutro, come in Giovanni 1,14, dove indica l’essere umano completo incarnato.

2. Un’accezione negativa, legata alla debolezza e alla limitatezza umana, come in Matteo 26,41. Spesso “sarx” indica l’uomo affidato solo alle proprie forze, senza la guida della grazia divina.

Quando Gesù afferma che “la carne non giova a nulla”, significa che una comprensione puramente umana del suo insegnamento, senza fede, è insufficiente e può portare fuori strada. Il mistero del suo discorso non si comprende con categorie terrene o logiche meramente materiali.

Al contrario, le parole di Gesù “sono spirito e vita”: provengono dallo Spirito Santo e si comprendono solo grazie alla luce dello Spirito. Gesù richiama quindi alla fede: solo attraverso lo Spirito è possibile cogliere il significato profondo del “mangiare la sua carne” e “bere il suo sangue”.

DISCORSO DEL PANE DI VITA: ESTHÍO/PHAGEIN E TROGO

A cura di Giuseppe Monno

Nel Discorso del Pane della Vita (Giovanni 6), Gesù usa due verbi distinti per “mangiare” e uno per “bere”, e la tradizione manoscritta conserva bene questa variazione.

Nella lettura cattolica, il cambio di verbi nel discorso del Pane della Vita non è considerato un dettaglio secondario, ma una precisazione intenzionale di Gesù che rende il suo insegnamento progressivamente più realistico e prepara alla dottrina dell’Eucaristia come presenza reale.

Ecco tutti i versetti di Giovanni 6, nella versione CEI 1973, che contengono i verbi riferiti al “mangiare” e “bere” utilizzati nel discorso del Pane del Cielo.

Giovanni 6,5

Gesù allora, alzati gli occhi e visto che una grande folla veniva da lui, disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro mangino?”

Giovanni 6,23

Intanto erano giunte altre barche da Tiberiade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.

Giovanni 6,26

Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.”

Giovanni 6,31

I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo.

Giovanni 6,49

I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti.

Giovanni 6,50

Questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

Giovanni 6,51

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.

Giovanni 6,53

Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.”

Giovanni 6,54

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

Giovanni 6,56

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.

Giovanni 6,57

Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.

Giovanni 6,58

Questo è il pane disceso dal cielo; non come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno.

I verbi usati per “mangiare” sono “esthío”/“phagein” (in varie forme di aoristo) e “trogo”.
Il primo verbo significa “mangiare” in senso generale, ed è usato nella prima parte del discorso, quella più “spirituale” (vv. 5-51).
Il secondo verbo significa “mangiare” in modo concreto/materiale, letteralmente “sgranocchiare, masticare”.
È il verbo usato nella seconda parte,
quando Gesù passa alla formulazione “realistica” (vv. 54-58).

Per “bere” il greco usa il verbo “pinein”.

Nella prima parte del discorso, Gesù parla in modo più spirituale e teologico:

pane del cielo,

crede in me,

vita eterna.

Il verbo per “mangiare” è il normale verbo greco, esthío/phagein, usato nel senso ampio.
Qui i discepoli possono ancora interpretare come “simbolico” o “spirituale”.

Nella seconda parte del discorso, dopo l’obiezione dei giudei (“Come può costui darci la sua carne da mangiare?”), Gesù non attenua; al contrario:

cambia verbo,

rende il linguaggio più fisico e crudo,

ripete cinque volte l’obbligo di mangiare e bere.

Passa a un verbo, trogo, che significa letteralmente “masticare”, “rosicchiare”, non usato metaforicamente.

Con questo cambio di verbi Gesù vuole chiarire che non sta parlando simbolicamente.
Il passaggio da phagein a trogo è un segnale intenzionale:
Gesù elimina l’ambiguità e porta gli ascoltatori davanti al realismo eucaristico. Non è un discorso metaforico.
Benedetto XVI ha riassunto così:

“Gesù non ritira affatto ciò che ha detto; anzi, lo rafforza, rendendolo più concreto.”
(Angelus, 16 agosto 2015)

La Chiesa legge Giovanni 6 alla luce dell’istituzione dell’Eucaristia (Matteo 26, Marco 14, Luca 22, 1 Corinzi 11).
I Padri della Chiesa notano lo stesso fenomeno linguistico e leggono Giovanni 6 come annuncio profetico della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia.

Il Concilio di Trento (1551) interpreta il realismo del discorso come conferma della presenza reale, cioè:
“…il vero Corpo e il vero Sangue, insieme con l’Anima e la Divinità di nostro Signore Gesù Cristo.” (DS 1651)

Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 1374):
“Nell’Eucaristia è presente in modo vero, reale e sostanziale il Corpo e il Sangue di Cristo.”

Insomma, nel suo Discorso Gesù usa due verbi diversi perché compie una progressione deliberata.
Il passaggio al verbo trogo sottolinea il realismo dell’atto.
Gesù insiste e non attenua, anche quando molti si scandalizzano, attestazione che Egli parla realmente dell’Eucaristia come suo vero Corpo e vero Sangue, non come simboli.

I DEMONI: DOMANDE E RISPOSTE SEMPLICI

A cura di Giuseppe Monno

Domande e Risposte semplici, sintetiche e sicure, conformi all’insegnamento cattolico.
(La Chiesa scoraggia pratiche o curiosità esoteriche: ciò che segue è solo dottrina cristiana di base)

1. La Chiesa cattolica riconosce dei nomi ufficiali di demoni?

La Chiesa non ha un elenco ufficiale di demoni.
Nella Scrittura si trovano solo pochi nomi:

Satana (“avversario”)

Diavolo (“divisore”)

Belzebù (“signore delle mosche”)

Altri nomi della tradizione non sono considerati dottrina ufficiale.

2. Che natura hanno i demoni secondo la fede cattolica?

Sono angeli creati buoni da Dio, che liberamente si sono ribellati.
Restano spiriti intelligenti e potenti, ma non onnipotenti né uguali a Dio.

3. Esistono gerarchie demoniache?

La Chiesa non definisce una gerarchia dei demoni.
Parla invece di gerarchie angeliche (angeli, arcangeli, cherubini, serafini…).
Per i demoni si riconosce solo che alcuni possono essere più influenti di altri, ma senza strutture ufficiali.

4. Che cosa fanno i demoni secondo la Chiesa?

Il loro scopo è allontanare l’uomo da Dio.
Le forme principali sono:

tentazione (la più comune),

inganno spirituale,

oppressione (disturbi di tipo spirituale),

possessione (rarissima; la Chiesa è molto prudente).

5. I demoni possono agire senza permesso?

Secondo la dottrina cattolica, non possono superare i limiti che Dio permette.
La libertà umana resta sempre intatta.

6. Come si evita l’influenza dei demoni?

La Chiesa propone mezzi ordinari e semplici:

preghiera quotidiana,

vita sacramentale (Confessione ed Eucaristia),

carità e vita morale retta,

evitare pratiche occulte (magia, spiritismo, divinazione),

affidarsi a Dio e all’angelo custode.

7. Come ci si difende spiritualmente?

Invocando il nome di Gesù,

recitare il Rosario,

usando sacramentali (acqua benedetta, segno della croce),

leggendo la Sacra Scrittura,

chiedendo aiuto a un sacerdote in caso di dubbi seri.

8. Che cosa non bisogna fare?

Ricorrere a maghi, sensitivi, cartomanti,

cercare di dialogare con spiriti,

studiare demonologia in modo ossessivo,

tentare esorcismi fai-da-te (proibiti dalla Chiesa).

9. Chi può esorcizzare?

Solo un sacerdote autorizzato dal vescovo, formato e prudente.
I fedeli usano preghiere comuni, non riti riservati.

10. La presenza del male deve spaventare un cristiano?

No. Il messaggio cristiano è che Cristo ha già vinto il male.
Il fedele che vive in grazia e fiducia non deve temere.

I SACRAMENTI: DOMANDE E RISPOSTE SEMPLICI

A cura di Giuseppe Monno

Domande e Risposte semplici e brevi, pensate per cattolici che vogliono comprendere l’essenziale dei sacramenti:

1. Cosa sono i sacramenti?

Sono segni visibili ed efficaci della grazia di Dio, istituiti da Cristo e affidati alla Chiesa per comunicare la vita divina.

2. Perché Dio usa segni materiali nei sacramenti?

Perché siamo fatti di corpo e spirito: Dio ci raggiunge attraverso realtà sensibili come acqua, olio, pane, vino, parole e gesti.

3. Cosa significa che i sacramenti sono efficaci?

Che realizzano realmente ciò che significano: nella celebrazione è Cristo stesso che agisce (battezza, perdona, nutre, consacra…).

4. I sacramenti li ha inventati la Chiesa?

No. Sono istituiti da Cristo. La Chiesa li custodisce e li amministra.

5. Sono necessari per la salvezza?

Sì, perché donano la grazia e ci uniscono a Cristo. Non operano come magia: richiedono fede e apertura del cuore.

6. I sacramenti sono atti privati?

No. Sono atti della Chiesa: Cristo-Capo agisce tramite la Chiesa-Corpo.

BATTESIMO

7. Dove la Bibbia parla del Battesimo?

– Matteo 28,19: Gesù ordina di battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
– Giovanni 3,5: bisogna nascere da acqua e Spirito.
– Atti 2,38: Battesimo per il perdono dei peccati.
– Tito 3,5: lavacro di rigenerazione.

8. Cosa dona il Battesimo?

Perdono dei peccati, vita nuova, dono dello Spirito Santo e ingresso nella Chiesa.

EUCARISTIA

9. Gesù ha parlato davvero di mangiare il suo Corpo?

Sì. In Giovanni 6,51-58 usa parole molto concrete: parla di mangiare la sua carne e bere il suo sangue.

10. Quando è stata istituita l’Eucaristia?

Nell’Ultima Cena (Luca 22,19-20) quando Gesù disse: “Questo è il mio corpo… fate questo in memoria di me”.

11. È davvero la presenza reale di Gesù?

Sì. San Paolo dice che il pane e il vino sono comunione reale con il Corpo e Sangue di Gesù Cristo (1 Corinzi 10,16).

12. Perché non si deve riceverla indegnamente?

Perché chi la riceve in peccato mortale si rende “colpevole del Corpo e Sangue del Signore” (1 Corinzi 11,27).

RICONCILIAZIONE (CONFESSIONE)

13. Gesù ha dato il potere di perdonare i peccati?

Sì. In Giovanni 20,21-23 dice agli Apostoli: “A chi perdonerete, saranno perdonati”.

14. Perché bisogna confessare i peccati?

Per ricevere il perdono e la purificazione, come dice 1 Giovanni 1,9.

CONFERMAZIONE (CRESIMA)

15. Dove troviamo il fondamento della Cresima?

In Atti 8,15-17: i battezzati ricevono lo Spirito Santo tramite l’imposizione delle mani degli Apostoli.

MATRIMONIO

16. Cosa insegna Gesù sul matrimonio?

Che è un’unione voluta da Dio, indissolubile: “i due saranno una sola carne” (Matteo 19,5-6).

ORDINE SACRO

17. Come nasce il sacerdozio?

Con l’imposizione delle mani degli Apostoli: un gesto biblico usato per trasmettere il ministero (Atti 13,2-3; 14,23).
San Paolo ricorda a Timoteo il dono ricevuto con questo rito (1 Timoteo 4,14; 2 Timoteo 1,6).

UNZIONE DEGLI INFERMI

18. Dov’è istituita nella Bibbia?

In Giacomo 5,14-15: chiamare i presbiteri, pregare e ungere con olio per ottenere guarigione e perdono.

19. In sintesi, qual è lo scopo dei sacramenti?

Santificarci, unirci a Cristo e farci partecipare davvero alla vita di Dio attraverso segni concreti voluti da Cristo stesso.

SALVE REGINA

A cura di Giuseppe Monno

Il Salve Regina è una preghiera che nasce dal cuore del popolo cristiano quando, in mezzo alla fatica del vivere, sente il bisogno di una presenza materna che non giudica ma accompagna. Chiamare Maria “Madre di misericordia” significa riconoscere che la misericordia non è un’idea, ma un volto: un volto che guarda con tenerezza anche quando noi stessi facciamo fatica a guardarci con benevolenza.

Quando diciamo “a te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime”, non è un invito alla rassegnazione; è un atto di sincerità. Davanti a Maria possiamo permetterci di essere veri, senza maschere. È come se la Chiesa intera ammettesse: non siamo autosufficienti, abbiamo bisogno di qualcuno che ci ricordi che la nostra storia, pur attraversata dal dolore, è custodita da Dio.

L’invocazione “volgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi” non chiede a Maria di risolvere magicamente i problemi, ma di farci sentire guardati con amore. È questo sguardo che cambia la vita: ci rimette in piedi, ci restituisce fiducia, ci aiuta a rivedere la nostra fragilità non come fallimento ma come spazio in cui può entrare la grazia.

E infine, quando diciamo “mostraci Gesù, il frutto benedetto del tuo seno”, riconosciamo che Maria non trattiene per sé il nostro affetto, ma lo orienta verso il Figlio. Il Salve Regina è, in fondo, un cammino: partiamo dalla nostra miseria e, passando attraverso la misericordia di Maria, arriviamo a Cristo, nostra vera speranza e nostra pace.

Pregare questa antica supplica significa ricordare che non siamo soli nel pellegrinaggio della vita: la Madre cammina con noi, ci sostiene e ci conduce sempre al cuore del Vangelo.

RIFLESSIONI SULLE LITANIE LAURETANE

A cura di Giuseppe Monno

Breve riflessione su ogni invocazione delle Litanie Lauretane.

Signore, pietà
Cristo, pietà
Signore, pietà

Davanti a Dio riconosciamo la nostra piccolezza. Queste invocazioni non sono un elenco di scuse, ma il primo passo verso la guarigione: nessuno ottiene misericordia finché non ammette di averne bisogno.

Cristo, ascoltaci
Cristo, esaudiscici

È la fiducia di chi sa che la voce umile non si perde nel vento. Il Cristo che ascolta è il Cristo che si coinvolge nella storia di chi Lo invoca.

LITANIE MARIANE

Santa Maria

Il nome di Maria è come una porta spalancata: pronunciarlo significa già sentirsi accolti. In lei riscopriamo che la santità non è fuga dal mondo, ma presenza luminosa dentro il mondo.

Santa Madre di Dio

Maria ricorda alla Chiesa che l’Onnipotente ha scelto di farsi piccolo. Se Dio ha voluto una madre, allora la maternità — fisica o spirituale — è uno dei luoghi più sacri in cui Egli si rivela.

Santa Vergine delle vergini

La verginità non è sterilità, ma fecondità diversa: è la disponibilità radicale a lasciarsi riempire da Dio perché la vita possa nascere dove nessuno se lo aspetta.

Madre di Cristo

Maria non trattiene Cristo per sé: Lo offre al mondo. È il modello di ogni discepolo che custodisce Gesù nel cuore per poi donarlo con la vita.

Madre della Chiesa

È presente dove i figli della Chiesa lottano per rimanere uniti. La sua maternità non è un titolo, ma la pazienza che ricuce continuamente le nostre divisioni.

Madre della divina grazia

Maria ci insegna che la grazia non è un premio, ma un dono sorprendente che arriva proprio quando le nostre risorse sono finite.

Madre purissima

La purezza che Maria insegna non isola, ma libera: essere puri significa guardare gli altri senza il bisogno di possederli.

Madre castissima

La castità è la capacità di amare in modo limpido, senza piegare l’altro ai propri desideri. Maria mostra la bellezza di un amore che non ferisce mai.

Madre intatta

La sua integrità è immagine dell’uomo come Dio lo sogna: capace di custodire ciò che è prezioso senza lasciarlo corrompere dalle ombre.

Madre inviolata

Maria resta stabile quando tutto vacilla: è l’immagine della fedeltà che non viene spezzata dalle tempeste della vita.

Madre amabile

L’amabilità di Maria non è fatta di dolcezze superficiali, ma della forza mite di chi sa accogliere anche quando non comprende tutto.

Madre ammirabile

In lei scopriamo che la grandezza sta nel lasciarsi trovare da Dio là dove siamo, non nel fare cose straordinarie.

Madre del buon consiglio

Maria non impone risposte: invita all’ascolto. È la sapienza del cuore che mostra il sentiero quando la mente è confusa.

Madre del Creatore

Tutta la creazione, vista attraverso gli occhi di Maria, diventa un dono che merita cura. Lei ci riconsegna la terra come giardino e non come oggetto da consumare.

Madre del Salvatore

Maria stringe tra le braccia Colui che salva il mondo, e così ci dice che la salvezza non è un’idea, ma un volto da incontrare.

Vergine prudentissima

La prudenza di Maria è discernimento: capire quale parola pronunciare e quale silenzio custodire, per non perdere la verità.

Vergine degna di onore

In lei l’onore non è prestigio, ma coerenza. La sua vita è tutta un “sì” mantenuto.

Vergine degna di lode

La lode che le rivolgiamo torna sempre a Dio, perché Maria non trattiene nulla per sé: è trasparenza pura.

Vergine potente

La sua potenza è la forza della fede che non si arrende. Maria vince non dominando, ma perseverando.

Vergine clemente

La clemenza di Maria è la capacità di guardare oltre il peccato e vedere la persona. È lo sguardo che risolleva.

Vergine fedele

Quando tutto sembra smentire le promesse di Dio, Maria rimane. La sua fedeltà è un invito a non confondere il silenzio di Dio con la Sua assenza.

Specchio di perfezione

Maria riflette Dio senza deformarlo. È un invito anche per noi a diventare specchi che non distorcono la luce.

Sede della sapienza

La sapienza non è il sapere molto, ma il riconoscere ciò che conta. Maria ha scelto Dio come misura di tutto.

Causa della nostra gioia

La sua gioia nasce dal sapere che la propria vita ha un senso in Dio. È la gioia che nessuno può rubare.

Tempio dello Spirito Santo

In Maria lo Spirito trova spazio. Anche noi siamo chiamati a diventare luoghi in cui Dio può abitare e agire.

Tabernacolo dell’eterna gloria

Maria custodisce la presenza di Dio come un tabernacolo vivo. Ci insegna a portare Cristo nel mondo con discrezione e ardore.

Arca dell’alleanza

Come l’Arca conservava le tavole della Legge, Maria custodisce la nuova Alleanza: Cristo stesso. In lei Dio e uomo si incontrano.

Porta del cielo

Maria non è il cielo, ma indica la strada. È la porta che ci ricorda che il cielo non è lontano: è l’abbraccio del Padre.

Stella del mattino

La stella non è la luce del giorno, ma annuncia che la notte sta finendo. Maria è promessa di speranza che precede la piena salvezza.

Salute degli infermi

Non cura solo i corpi, ma le ferite del cuore. La sua presenza consola prima ancora di guarire.

Rifugio dei peccatori

In Maria il peccatore non trova giudizio, ma possibilità. È il luogo in cui ripartire.

Consolatrice degli afflitti

La vera consolazione non elimina il dolore, ma lo attraversa con noi. Maria cammina accanto al dolore, non sopra di esso.

Aiuto dei cristiani

Quando la fede vacilla, Maria è la mano che ci rimette in piedi. Non sostituisce i nostri passi: li sostiene.

Regina degli angeli

La sua regalità non schiaccia, ma eleva. Gli angeli la servono perché vedono in lei la piena realizzazione del progetto di Dio sull’umanità.

Regina dei patriarchi

Maria possiede la stessa fiducia radicale di Abramo: credere quando non si vede.

Regina dei profeti

La sua vita stessa è profezia: annuncia Dio con i gesti, non solo con parole.

Regina degli apostoli

Maria raduna gli apostoli nel Cenacolo: è il cuore materno che sostiene il coraggio della missione.

Regina dei martiri

Nel suo dolore sotto la croce non c’è disperazione, ma amore che resta. È il martirio del cuore che accompagna quello del corpo.

Regina dei confessori della fede

È modello di chi resta fedele alla verità anche quando costa incomprensione e fatica.

Regina delle vergini

La sua verginità è libertà interiore: non appartiene a nessun potere umano, ma solo a Dio.

Regina di tutti i santi

I santi sono i suoi figli più somiglianti. In loro, Maria vede il frutto della grazia che lei stessa ha accolto.

Regina concepita senza peccato

Maria ricorda che Dio può fare nuove tutte le cose. La sua immacolatezza è anticipo della redenzione promessa a tutti.

Regina assunta in cielo

La sua Assunzione è speranza per ogni corpo umano: Dio non salva solo l’anima, ma tutta la persona.

Regina del Santo Rosario

Nel Rosario, Maria ci educa alla pazienza della meditazione. La ripetizione non stanca: plasma il cuore.

Regina della famiglia

Maria mostra che la santità inizia a casa: nelle relazioni quotidiane, nei gesti semplici, nei silenzi fecondi.

Regina della pace

Maria non porta una pace superficiale, ma quella che nasce dalla riconciliazione profonda con Dio e tra di noi.

L’AVE MARIA: DOMANDE E RISPOSTE PER BAMBINI

A cura di Giuseppe Monno

Domande e Risposte semplici sulla preghiera dell’Ave Maria, adatte ai bambini del catechismo:

1. Che cos’è l’Ave Maria?

È una preghiera per salutare e chiedere aiuto alla Madonna, la mamma di Gesù.

2. Chi ha detto le prime parole dell’Ave Maria?

L’angelo Gabriele, quando è andato da Maria per dirle che sarebbe diventata la mamma di Gesù.

3. Perché diciamo che Maria è “piena di grazia”?

Perché Dio le ha donato tante benedizioni e lei ha sempre detto “sì” al Signore.

4. Chi ha detto “Tu sei benedetta fra le donne”?

Santa Elisabetta, la cugina di Maria, quando l’ha salutata piena di gioia.

5. Chi è il “frutto del tuo seno, Gesù”?

È Gesù, il Figlio di Maria, il nostro Salvatore.

6. Perché chiamiamo Maria “Madre di Dio”?

Perché Gesù è Dio, e Maria è la sua mamma sulla terra.

7. Perché chiediamo a Maria di pregare per noi?

Perché è la nostra mamma in cielo e vuole sempre aiutarci.

8. Cosa significa “adesso e nell’ora della nostra morte”?

Che chiediamo a Maria di stare vicino a noi ogni giorno, e soprattutto quando abbiamo più bisogno.

9. Cosa vuol dire “Amen”?

Vuol dire “Così sia”, oppure “Sono d’accordo”.

10. Perché è importante pregare l’Ave Maria?

Perché ci avvicina a Maria e ci porta più vicino a Gesù.

VALORI E ATTEGGIAMENTI: DOMANDE E RISPOSTE PER BAMBINI

A cura di Giuseppe Monno

Domande e Risposte semplici e sintetiche, pensate per bambini:

1. Che cos’è l’amicizia?

L’amicizia è volersi bene e aiutarsi nei momenti facili e difficili.

2. Perché è importante essere amici degli altri?

Perché con gli amici condividiamo gioia, sostegno e rispetto.

3. Che cosa significa solidarietà?

Solidarietà vuol dire accorgersi di chi ha bisogno e dare una mano.

4. Come posso essere solidale a scuola?

Ascoltando, condividendo e aiutando chi è in difficoltà.

5. Che cos’è il rispetto?

Il rispetto è trattare gli altri con gentilezza, come vorremmo essere trattati noi.

6. Come si mostra rispetto verso gli altri?

Parlando con educazione, ascoltando e non prendendo in giro nessuno.

7. Che cosa significa perdonare?

Perdonare significa non restare arrabbiati e dare un’altra possibilità.

8. Perché il perdono è importante?

Perché calma il cuore e fa tornare la pace con gli altri.

9. Che cos’è la misericordia?

La misericordia è avere un cuore che comprende e che non giudica subito.

10. Come posso essere misericordioso?

Accogliendo gli errori degli altri e provando a capirli.

11. Perché dovremmo seguire l’esempio di Gesù?

Perché Gesù ci mostra come vivere con amore, giustizia e bontà.

12. Come posso imitare Gesù ogni giorno?

Con piccoli gesti: una parola gentile, un aiuto, un sorriso sincero.

FESTE CRISTIANE: DOMANDE E RISPOSTE PER BAMBINI

A cura di Giuseppe Monno

Domande e Risposte semplici e sintetiche, adatte ai bambini del catechismo, sulle feste cristiane Natale, Pasqua e Pentecoste:

NATALE

1. Che cosa festeggiamo a Natale?

La nascita di Gesù, il Figlio di Dio.

2. Perché è importante il Natale?

Perché Dio si fa vicino a noi diventando bambino.

3. Qual è il segno principale del Natale?

Il presepe, che ci ricorda dove è nato Gesù.

PASQUA

4. Che cosa festeggiamo a Pasqua?

La risurrezione di Gesù.

5. Perché è il giorno più importante per i cristiani?

Perché Gesù ha vinto la morte e ci ha donato la vita nuova.

6. Qual è il segno principale della Pasqua?

La croce vuota, che ricorda che Gesù è vivo.

PENTECOSTE

7. Che cosa festeggiamo a Pentecoste?

La venuta dello Spirito Santo sugli Apostoli.

8. Perché è importante Pentecoste?

Perché nasce la Chiesa e riceviamo la forza dello Spirito.

9. Qual è il segno principale di Pentecoste?

La fiamma, simbolo dello Spirito Santo che dona luce e coraggio.

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