A cura di Giuseppe Monno

La dottrina della preesistenza dell’anima afferma che l’anima esiste prima del corpo, cioè prima della nascita o della creazione del corpo umano. Secondo questa visione, le anime esisterebbero in una sorta di stato spirituale prima di incarnarsi in un corpo fisico.
La teoria della preesistenza dell’anima ha radici filosofiche greche, in particolare in Platone (V–IV secolo a.C.). Secondo Platone:
L’anima è eterna e immortale.
Esiste prima del corpo e discende nel mondo materiale.
La nascita è vista come una caduta o prigionia dell’anima nel corpo.
Questa visione ha avuto un’influenza duratura, specialmente nei pensatori cristiani del periodo tardo-antico. Il caso più noto è Origene (III secolo), un’importante teologo e filosofo cristiano di Alessandria, autore di opere fondamentali come il De Principiis.
Origene ipotizzava che tutte le anime fossero create da Dio in uno stato primordiale e spirituale. Le anime, cadendo da Dio a causa dell’uso improprio del libero arbitrio, vengono incarnate nei corpi materiali. L’incarnazione è vista come una punizione pedagogica. Questa visione è in parte influenzata da idee platoniche e da una forte concezione razionale e morale della giustizia divina.
Contraddice la creazione individuale e immediata dell’anima al momento del concepimento. Sminuisce la libertà e dignità del corpo umano. Può implicare una trasmigrazione delle anime o una forma di metempsicosi, concetti estranei al cristianesimo.
Il Concilio di Costantinopoli II (553), convocato da Giustiniano I, condannò la dottrina della preesistenza delle anime:
«Se qualcuno dice o crede che le anime umane preesistono, come se fossero spiriti santi che si sono stancati della contemplazione di Dio e sono caduti nel peccato […] sia anatema.»
Questa affermazione è rivolta alla preesistenza come concezione generale delle anime, non solo alla formulazione di Origene.
La Chiesa cattolica ha affermato nel corso dei secoli il creazionismo (da non confondere con il creazionismo biblico moderno):
Ogni anima umana è creata immediatamente da Dio.
Non è prodotta dai genitori (contro il traducianismo) né esisteva prima del corpo.
L’anima razionale è unita al corpo al momento del concepimento, rendendo l’essere umano persona.
Il Concilio Lateranense V (1513) dichiara esplicitamente che l’anima è creata da Dio.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 366) insegna che ogni anima spirituale è creata direttamente da Dio – essa non è prodotta dai genitori – ed è immortale.
Tertulliano (II–III secolo) rifiutava la preesistenza dell’anima e propendeva per il traducianismo, cioè l’anima trasmessa dai genitori.
San Gregorio di Nissa (IV secolo) rifiutò la dottrina della preesistenza dell’anima, affermando: «L’anima non è prima del corpo, né il corpo prima dell’anima, ma entrambi hanno origine nello stesso tempo, secondo una certa armonia e connessione voluta da Dio.» (De anima et resurrectione, 28–29)
Gregorio Nazianzeno (IV secolo) affermava: «Non sono stato prima formato, e poi lasciato cadere, e infine di nuovo plasmato: no! Io sono stato creato e introdotto direttamente nella vita. Non sono stato punito prima della mia nascita per qualche peccato. Non mi inchino a favole di questo tipo.» (Oratio 38, In Theophania, sive in Natale Domini, § 11)
San Girolamo (IV–V secolo) rifiutava la dottrina della preesistenza dell’anima: «È un errore affermare che le anime degli uomini abbiano abitato in dimore celesti prima di essere inserite nei corpi, e che secondo la diversità dei meriti esse vengano inviate o nei grembi dei migliori o dei peggiori genitori.» (Epistula 124, ad Marcellam)
Sant’Agostino (IV–V secolo) era indeciso tra traducianismo e creazionismo, ma rifiutava la preesistenza. Nel suo De Civitate Dei (XII, 24) afferma: «Non è stato dato all’uomo di vivere una vita anteriore prima della presente.»
La dottrina della preesistenza dell’anima è considerata eretica perché:
Nega la creazione personale e attuale da parte di Dio.
Riduce la corporeità umana a punizione o accidente.
Sovverte il senso della redenzione e della risurrezione della carne.
Ha implicazioni cicliche o reincarnazioniste (non cristiane).
