A cura di Giuseppe Monno

Introduzione
L’aborto, inteso come interruzione volontaria della gravidanza con conseguente soppressione diretta di un essere umano nel grembo materno, è una delle questioni etiche più rilevanti e controverse del nostro tempo. Dal punto di vista cristiano, si tratta di un grave disordine morale, poiché implica l’uccisione di un innocente. Tuttavia, la condanna da parte della Chiesa cattolica non si fonda solo su motivazioni religiose, ma anche su basi razionali e scientifiche.
Dimensione scientifica
Inizio della vita
Embriologia moderna: La vita umana inizia al momento della fecondazione, quando lo spermatozoo e l’ovulo si fondono creando uno zigote con un DNA unico, irripetibile, distinto da quello della madre e del padre.
Autonomia biologica: Sebbene dipendente per il nutrimento, l’embrione possiede già un proprio metabolismo, crescita e sviluppo coordinati, che ne fanno un organismo umano a pieno titolo.
Continuità dello sviluppo: Non esiste un salto qualitativo che trasformi un “non-umano” in “umano” durante la gestazione: dalla fecondazione alla nascita si tratta dello stesso individuo in fasi di sviluppo successive.
Evidenze neuroscientifiche
Il cuore inizia a battere circa al ventunesimo giorno da concepimento.
L’attività neuronale inizia intorno alla sesta settimana.
Entro la fine dell’ottava settimana, sono presenti gli abbozzi di tutti gli organi principali.
Conclusione scientifica: dal punto di vista biologico, l’embrione e il feto sono esseri umani in fase iniziale di sviluppo, non meri “ammassi di cellule”.
Vedi anche ‘Charlotte Lozier Institute’: A Scientific View of When Life Begins, 11 giugno 2014.
Dimensione morale
Principio fondamentale
Il principio etico universale “non uccidere l’innocente” è riconosciuto anche al di fuori della fede cristiana. L’aborto viola questo principio perché:
L’essere concepito è umano.
È innocente (non ha commesso alcuna colpa).
L’atto dell’aborto è intenzionale.
Argomenti di giustificazione comuni e risposta
Autonomia della donna: La libertà personale non è assoluta e trova limite nella libertà e nel diritto alla vita di un altro essere umano.
Problemi economici/sociali: La gravità delle difficoltà non giustifica moralmente la soppressione di una vita innocente; la risposta etica è l’aiuto solidale.
Anomalie fetali: Il valore della vita non dipende dal grado di salute o di abilità; eliminare un malato o un disabile è una forma di discriminazione radicale.
Principio del doppio effetto
In casi in cui la vita della madre è in pericolo (p. es. gravidanza ectopica), è moralmente lecito un intervento terapeutico che non abbia come scopo l’uccisione del bambino, anche se questa ne è la conseguenza indiretta e non voluta.
Dimensione biblica
La Sacra Scrittura non usa il termine “aborto” nel senso moderno, ma afferma con chiarezza il valore della vita nascente:
Geremia 1,5: «Prima di formarti nel grembo materno ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato.»
Salmi 138,13-16: «Sei tu che hai formato i miei reni, che mi hai tessuto nel grembo di mia madre… I tuoi occhi mi videro quando ero ancora informe.»
Esodo 20,13: «Non uccidere.»
Luca 1,41-44: Giovanni Battista sussulta di gioia nel grembo di Elisabetta alla presenza di Maria e di Gesù, già presente nel grembo.
La Bibbia rivela che la vita umana, anche prenatale, è sotto lo sguardo e il progetto di Dio, e quindi è sacra.
Dimensione teologica
Fondamento dogmatico
La Chiesa cattolica insegna, in continuità con la Tradizione apostolica, che la vita umana va rispettata dal concepimento alla morte naturale (CCC 2270-2275).
L’aborto diretto è intrinsecamente malvagio (Evangelium Vitae, 62).
Valore della persona
La persona umana è creata a immagine e somiglianza di Dio (Genesi 1,27) e riceve direttamente da Lui l’anima spirituale.
L’embrione è già “persona umana”, non “potenziale persona”, perché possiede l’essere proprio di un individuo umano.
Aspetto sacramentale e pastorale
Chi compie un aborto incorre nella scomunica latae sententiae (CIC, can. 1398), per sottolineare la gravità del gesto.
Tuttavia, la Chiesa offre sempre il perdono a chi si pente sinceramente, in particolare attraverso il sacramento della Riconciliazione.
La Didaché (50–70 d.C.): «Non ucciderai con l’aborto il frutto del grembo, e non farai morire il neonato.»
Conclusione
L’aborto, esaminato con criteri scientifici, morali, biblici e teologici, appare come un’ingiustizia grave e irrimediabile: la soppressione di un essere umano innocente. La Chiesa cattolica, in fedeltà a Cristo, non può che proclamarne l’illiceità, ma insieme annunciare la misericordia di Dio e l’impegno per una cultura della vita, che si concretizza nel sostegno concreto alle madri, ai nascituri e alle famiglie.