DONATISMO

A cura di Giuseppe Monno

Il donatismo fu un movimento scismatico ed eretico sorto nel IV secolo in Africa settentrionale, in particolare nelle province romane di Numidia e Cartagine. Prende il nome da Donato di Case Nere, vescovo di Cartagine e figura centrale nella sua sistematizzazione dottrinale.

Alla base della controversia donatista vi era una questione ecclesiologica e sacramentale, scaturita dalla crisi generata dalle persecuzioni di Diocleziano (303-305). In questo contesto, alcuni membri del clero cattolico, sotto la minaccia della morte, avevano consegnato i testi sacri alle autorità romane o compiuto atti di culto idolatrico. Questi chierici furono poi accusati di essere “traditores” (traditori). Quando costoro, finita la persecuzione, furono reintegrati o mantenuti nelle loro cariche ecclesiastiche, una parte della Chiesa africana protestò, sostenendo che i sacramenti amministrati da ministri indegni erano invalidi.

Secondo i donatisti, la Chiesa dev’essere una comunità di santi (ecclesia sanctorum), non una Chiesa mista (corpus permixtum) come affermava la dottrina cattolica. Essi ritenevano che solo coloro che erano personalmente puri potessero amministrare validamente i sacramenti, specialmente il Battesimo e l’Eucaristia. Di conseguenza, rifiutavano la comunione con chiunque fosse stato ordinato da vescovi considerati “traditores”.

Il principio donatista dell’efficacia sacramentale era dunque “ex opere operantis” (dipendente dalla dignità morale del ministro), contrapposto alla dottrina cattolica “ex opere operato”, secondo cui i sacramenti sono efficaci per la grazia di Dio e non per i meriti personali di chi li amministra.

Il principale oppositore del donatismo fu Agostino d’Ippona, che combatté il movimento su più fronti: teologico, pastorale e politico. Agostino difese l’unità della Chiesa, l’efficacia oggettiva dei sacramenti e la necessità di non separarsi dalla comunione ecclesiale per motivi morali. Nelle sue opere, come Contra epistulam Parmeniani, De Baptismo contra Donatistas, Contra litteras Petiliani, e Contra Gaudentium, Agostino sostenne che la Chiesa sulla terra è composta da giusti e peccatori (una realtà “mista”), e che sarà Cristo a separare i giusti dagli empi nel giudizio finale (Matteo 13,24-30: parabola del grano e della zizzania).

Anche il Concilio di Arles (314) e successivamente l’imperatore Costantino si schierarono contro i donatisti, che però rimasero attivi e influenti in alcune aree dell’Africa fino al VII secolo. La loro scomparsa fu determinata in parte dalla pressione militare e politica esercitata dall’Impero romano cristiano, e infine dalla conquista islamica dell’Africa del Nord nel VII secolo, che ruppe definitivamente la struttura ecclesiastica della regione.

La condanna del donatismo contribuì in modo decisivo alla chiarificazione della dottrina cattolica sull’identità della Chiesa e la validità dei sacramenti, sottolineando che la grazia divina non è limitata dalla debolezza umana, e che l’unità della Chiesa è un bene superiore da preservare anche a fronte delle colpe individuali.

Pubblicato da Cristiani Cattolici Romani

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