VALIDITÀ DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

A cura di Giuseppe Monno

La validità della celebrazione eucaristica dipende da quattro elementi fondamentali: il ministro, la materia, la forma e l’intenzione. Ciascuno di essi è essenziale affinché il sacramento dell’Eucaristia sia valido secondo la dottrina della Chiesa Cattolica.

MINISTRO

Per la validità della celebrazione eucaristica, il ministro del sacramento deve essere un sacerdote validamente ordinato, come insegna il Concilio di Trento:

“Se qualcuno dirà che per la celebrazione dell’Eucaristia non è necessario che il sacerdote sia ordinato, sia anatema.” (Concilio di Trento, Sess. XXIII, can. 4)

La validità dell’ordinazione sacerdotale deriva dalla successione apostolica e dall’imposizione delle mani da parte di un vescovo validamente consacrato (cf. 1Timoteo 4,14; 2Timoteo 1,6).

Il sacerdote, nella celebrazione, agisce “in persona Christi capitis”, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica:

“Nel servizio ecclesiale del ministro ordinato è Cristo stesso che è presente alla sua Chiesa come Capo del suo corpo, Pastore del suo gregge, Sommo Sacerdote del sacrificio redentore.” (CCC, n. 1548)

Pertanto, anche se il sacerdote si trovasse in stato di peccato grave, il sacramento rimane valido, perché la sua efficacia deriva non dalla santità del ministro (come invece credevano gli eretici donatisti), ma da Cristo stesso:

“La virtù del sacramento non proviene dal merito di chi lo amministra, ma da Cristo stesso.” (San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, III, q. 64, a. 5 ad 1)

MATERIA

La materia del sacramento deve essere quella stabilita da Cristo: pane e vino.

Il pane deve essere azzimo e di solo frumento, come prescrive la tradizione latina:

“Il pane deve essere di solo frumento e di recente confezione, in modo da non correre alcun pericolo di corruzione.” (Codice di Diritto Canonico, can. 924 §2)

Il vino deve essere naturale, del frutto della vite, non alterato o mescolato con sostanze estranee:

“Il vino deve essere naturale, del frutto della vite, genuino e non alterato.” (CIC, can. 924 §3)

Durante la celebrazione, il sacerdote aggiunge un po’ d’acqua al vino, gesto che ha profondo significato simbolico e teologico: “Il miscuglio dell’acqua col vino significa l’unione del popolo fedele con Cristo.” (San Cipriano, Epistola 63, 13) Inoltre, ricorda l’unione delle due nature di Cristo, umana e divina, nell’unica Persona del Verbo incarnato.

FORMA

La forma del sacramento consiste nelle parole della consacrazione, pronunciate dal sacerdote, che ripetono le stesse parole di Gesù Cristo durante l’Ultima Cena:

“Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi.”

“Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per molti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me.”

Il Concilio di Trento definì dogmaticamente che in queste parole si compie la Transustanziazione, ossia la conversione sostanziale di tutto il pane e di tutto il vino nel Corpo e Sangue di Cristo:

“Per la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del vino nel sangue di Lui. Questa conversione la Chiesa Cattolica ha convenientemente e propriamente chiamata transustanziazione.”
(Concilio di Trento, Sess. XIII, cap. 4; DS 1642)

INTENZIONE

Perché la celebrazione sia valida, il ministro deve avere l’intenzione oggettiva di fare ciò che fa la Chiesa. Papa Leone XIII, nella Lettera Apostolica Apostolicae Curae (1896), afferma:

“Quando uno usa seriamente e debitamente il segno esterno di un sacramento per produrre ciò che esso significa, si deve ritenere, per la natura stessa dell’atto, che egli intende fare ciò che fa la Chiesa.”

L’intenzione richiesta non riguarda un sentimento interiore, ma la volontà oggettiva di compiere il rito sacramentale secondo la forma della Chiesa, come insegna anche san Tommaso d’Aquino:

“Il ministro deve intendere di fare ciò che fa la Chiesa; e se fa il contrario, il sacramento non è conferito.” (Summa Theologiae, III, q. 64, a. 8)

La validità della celebrazione eucaristica è quindi garantita quando:

Il ministro è un sacerdote validamente ordinato.

La materia è pane di frumento azzimo e vino naturale d’uva.

La forma sono le parole della consacrazione pronunciate integralmente.

Il sacerdote intende fare ciò che fa la Chiesa.

L’efficacia della celebrazione non dipende dalla dignità personale del ministro, ma unicamente da Cristo, Sommo Sacerdote eterno, che opera attraverso di lui:

“Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della Messa sia nella persona del ministro, sia soprattutto sotto le specie eucaristiche.” (Sacrosanctum Concilium, n. 7)

Pubblicato da Cristiani Cattolici Romani

Seguimi anche sul Blog “Commento al Vangelo del giorno”

Una opinione su "VALIDITÀ DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA"

I commenti sono chiusi.

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora