La validità della celebrazione eucaristica esige:
› MINISTRO: Che il ministro del sacramento sia un sacerdote validamente ordinato, e che abbia l’intenzione oggettiva di fare ciò che fa la Chiesa quando celebra l’eucaristia. Leone XIII insegna che l’intenzione oggettiva del ministro la si riconosce quando « nell’effettuare e amministrare un sacramento si è servito correttamente della materia e della forma richieste, eseguendo il rito esattamente, e perciò stesso si deve ritenere che ha inteso fare ciò che fa la Chiesa » (Lettera Apostolicae Curae). Il sacerdote agisce in persona Christi e come strumento di Cristo, e anche se si trovasse in peccato mortale o avesse perso la fede, non farebbe accadere niente di meno rispetto a qualsiasi altro sacerdote. Tommaso D’Aquino specifica infatti che « la virtù del sacramento proviene solo da Cristo vero Dio e vero uomo » (Somma Teologica, III, q. 64, a. 2, ad 1).
› MATERIA: Che durante la celebrazione eucaristica la materia utilizzata sia quella del pane e del vino. Il pane deve essere di frumento e azzimo. Il vino deve essere naturale, del frutto della vite, non alterato. Al vino va aggiunta un po’ d’acqua durante la celebrazione eucaristica, prima della consacrazione.
› FORMA: Che la forma sia costituita dalle parole di consacrazione pronunciate da Gesù nell’ultima cena. Sul pane: « Questo è il mio corpo ». Sul vino: « Questo è il calice del mio sangue ». Già con la consacrazione del pane avviene la transustanziazione, e Cristo si fa tutto e veramente presente con la sostanza del suo corpo sotto le apparenze del pane. Quindi il sacerdote fa un gesto di riverenza e adora. Poi prosegue con la consacrazione del vino. Poiché Cristo ha offerto in sacrificio un corpo vivo, non privo di sangue e di anima, e alla quale la Seconda Persona Divina della Trinità è unita sostanzialmente, sotto le apparenze del pane e del vino egli è presente con la sostanza del suo corpo, sangue, anima e divinità.