Il paradiso è lo stato di felicità suprema e definitiva. È perfetta comunione di vita e amore con Dio e tra i beati. È stare per sempre con Cristo, perfettamente incorporati in lui. È in Cristo che troviamo la nostra vera identità, quella di figli di Dio. È per mezzo della morte e risurrezione di Cristo che gli uomini hanno accesso al paradiso (Giovanni 14,2-3; 17,24). Nel paradiso i beati vedono Dio faccia a faccia (1Corinzi 13,12), così come Egli è (1Giovanni 3,2). Poiché la Scrittura parla di cose spirituali facendo uso di immagini, questo stato di perfetta comunione di vita e amore con Dio, viene presentato come giardino di Dio (Apocalisse 2,7), regno dei cieli (Matteo 8,11), casa del Padre (Giovanni 14,2), banchetto nuziale (Matteo 22,8), luce (1Timoteo 6,16), Gerusalemme celeste (Apocalisse 21,2.10). In paradiso l’uomo vi entra attraverso Cristo come per una porta. Cristo stesso, in senso allegorico, afferma di essere la porta (Giovanni 10,9), e solo attraverso lui si trovano la salvezza e la vita eterna. Nel paradiso i beati regnano con Cristo (Apocalisse 22,5), continuando a servire Dio con gioia, e intercedendo per gli uomini ancora viatori sulla terra, offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo. Spesso ci riferiamo al paradiso come a un luogo, e il significato stesso di questa parola da l’idea di un luogo. Infatti « paradiso » significa « giardino ». Il Magistero, tuttavia, non ha mai dichiarato che il paradiso è un luogo. Entrare in paradiso significa vivere in Dio, il quale non può essere circoscritto a un luogo. Scrisse Dante nella Divina Commedia: « O Padre nostro, che ne’ cieli stai, non circunscritto, ma per più amore ch’ai » (Purgatorio, Canto XI). L’Infinito, e cioè Dio, è fuori dello spazio e del tempo. Il Catechismo, ad es, non parla di « luogo », ma di « comunione » con Dio e con i beati (Catechismo 1024). San Giovanni Paolo II affermava che il paradiso non è un luogo fisico tra le nubi, ma un rapporto vivo e personale con la Trinità Santa. È l’incontro con il Padre che si realizza in Cristo Risorto grazie alla comunione dello Spirito Santo (Udienza Generale, 21 Luglio 1999). È vero che Gesù e Maria si trovano in cielo coi loro corpi, e che alla risurrezione dai morti anche noi, se in questa vita abbiamo praticato l’amore e la giustizia verso Dio e verso il prossimo, verremo assunti al cielo, e cioè in paradiso, coi nostri stessi corpi. Ma è altrettanto vero che, così come fu per Gesù e per sua madre, i nostri corpi verranno trasformati e glorificati, secondo le parole dell’apostolo: « Si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale » (1Corinzi 15,42-44). E ancora: « Cristo trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose » (Filippesi 3,21). Questo nostro corpo risorgerà, ma sarà diverso nella gloria, poiché la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio (1Corinzi 15,50). Per carne e sangue s’intende questo corpo corruttibile. Quindi entreremo in paradiso con un corpo spirituale. Raccontando la sua visione del paradiso, Santa Faustina diceva: « Oggi in ispirito sono stata in paradiso e ho visto l’inconcepibile bellezza e felicità che ci attende dopo la morte. Ho visto come tutte le creature rendono incessantemente onore e gloria a Dio. Ho visto quanto è grande la felicità in Dio, che si riversa su tutte le creature, rendendole felici. Poi ogni gloria ed onore che ha reso felici le creature ritorna alla sorgente ed esse entrano nella profondità di Dio, contemplano la vita interiore di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, che non riusciranno mai né a capire né a sviscerare. Questa sorgente di felicità è immutabile nella sua essenza, ma sempre nuova e scaturisce per la beatitudine di tutte le creature ».
IL PARADISO